Prima di tutto ringrazio mio marito senza il cui incoraggiamento e partecipazione questo viaggio non avrebbe potuto essere. Poi ringrazio Melina che ha detto “si” ed Anna…anche lei ha detto “si, vengo con te”.
Con queste belle premesse e un po’ di ansia (quella delle cose importanti) noi due siamo partite il 2 aprile per il mio terzo viaggio in India, il secondo a Pasqua, dopo quello dell’anno scorso, ospiti delle Suore della Provvidenza di Don Luigi Scrosoppi, nella loro casa, Providence Home di Barasat, municipalità poco distante da Calcutta, fino all’8 aprile..di più non si poteva. Se si scrive Calcutta non serve aggiungere altre parole, detto tutto, è una delle città più povere di tutto il mondo. Si, lo è. L’ho vista bene la prima volta che ci sono andata, quel primo speciale viaggio, ed anche la seconda……nulla era cambiato.
Sapevamo che l’accoglienza al nostro arrivo sarebbe stata festosa, carica di emozioni, quelle particolari, indimenticabili, ricche di umanità, di sentimenti, di legami che nel tempo si sono creati: come racchiuderle tutte insieme in solo abbraccio le quarantacinque bambine che vivono in questa casa? Con il cuore, dentro una lacrimuccia veloce. Osservo subito che sono cresciute, le più piccole travolgono con i loro sorrisi, le loro voci argentine di allegria, quelle più grandi, adesso quindicenni, stanno un po’ in disparte, sono signorine, si avvicinano più timidamente, aspettano un gesto di attenzione, di confidenza, di amicizia. Le guardavo provando quel trasporto che dovrebbe sempre contraddistinguere gli incontri degli esseri umani e sperando, in quei pochi giorni che avevamo a disposizione, di riuscire ad avvicinarle e sentirmi unita a loro che non sono anonime, ognuna ha, adesso ancora di più, un modo di fare, di sorridere, di comportarsi…ognuna è unicamente una persona.
Ho ritrovato le suore che abitano li, che si occupano di loro: sr. Annis, sr. Dina, sr. Maria Goretti. Mancava un’amica, sr. Lucy, ma ci siamo salutate al telefono, per gli auguri di Pasqua, per il “benvenute”.
Sabato sera, la vigilia di Pasqua, tutte insieme, tenendoci per mano, dopo cena, ci siamo recate a piedi in Parrocchia, per la celebrazione della messa, il rito della luce, il più lungo di tutti…4 ore. Notavo l’accuratezza con cui si erano vestite e pettinate, ho capito che hanno bisogno di stare in comunità, di vivere anche all’aperto, di avvicinare le persone, i loro coetanei… le suore sono molto protettive con loro, come i genitori del resto! La comunità cristiana di Barasat, potevamo essere duecento persone, non di meno, ha dato esempio di accoglienza anche a noi…ci hanno avvicinate spontaneamente, in Chiesa, per farci gli auguri, anche gli uomini che stanno separati dalle donne in Chiesa, ognuno per parte.
La domenica proprio non ce la siamo sentite di tornare a messa (altre tre ore di preghiere in bengoli?! Nooo…) così assieme alla cuoca ed alcune bambine (mentre tutte le altre erano a messa con le suore) abbiamo gironzolato all’aperto, nell’orto e nel pollaio: nella casa infatti c’è un bell’appezzamento di terra coltivata a patate, carote, melanzane, pomodori ed altre verdure tipiche indiane, manitoba credo, a seconda della stagione e poi vengono allevate due mucche (il latte per la colazione è il loro), alcune galline ,circondate dai pulcini appena nati e c’è anche un cane, cucciolo, Karuna, femmina anche il cane! Gli alberi di mango sono altissimi e carichi di frutti ancora acerbi, saranno pronti a maggio assicurano le bambine, loro lo sanno e sono orgogliose di insegnarcelo!! Quando sono tornate dalla messa, come in una bella famiglia, abbiamo pranzato tutte insieme, nel refettorio vicino alla cucina. Accanto al quotidiano piatto di “riso e dal” (riso con sugo di verdure) erano state appoggiate due tavolette di cioccolato, un tocco di festa! Dopo pranzo è stata organizzata una tombola (regalo di Pasqua dell’anno scorso, perfettamente conservato da Shilpa, la più grande delle bambine, 15 anni) che ci ha fatto stare in compagnia fino sera, dentro casa, perché è arrivato un improvviso temporale.
Alle 21.30 tutte a dormire, ci si alza presto nella casa di Barasat ed il lunedì è tempo di scuola.
I giorni successivi, a parte il martedì, di cui scrivo dopo, sono trascorsi tutti con loro, nel loro consueto, quotidiano modo di vivere: c’è il tempo per la preghiera, i pasti, la pulizia della casa, dentro e fuori, mattutina e pomeridiana, la cura dell’orto, l’aiuto a Purnima, la cuoca, giovane, solare, sorridente, che ha l’aspetto di una vera cuoca (tipo “mamy” di Via col Vento) e..naturalmente la scuola e i compiti.
Che difficile studiare, interrompere i momenti di gioco e più spensierati che anche la nostra presenza porta. Ma era una settimana di esami, di verifiche scritte: english, history, geography, mats, bengoli. Che difficile proprio studiare…lo spazio per farlo sono due aule, una per le piccole ed una per le grandi, con tanto di banchi e lavagna, gessi e cancellino ma le fonti di distrazione sono innumerevoli. Infatti alcune grandi per concentrarsi, leggere, ripetere, salgono in terrazza, il tetto della casa e si siedono per terra, nelle zone d’ombra, sotto i fili della biancheria e ripetono, in una bella cantilena bengoli quello che stanno studiando, leggendo. E’ instancabile anche la cantilena delle suore, cui si aggiungeva con partecipazione e sincera apprensione anche la nostra “Have you study? Are yuo ready for exame? OOhhh…study! It’s more, more important for you, for your life!!!”. Ma si, rimangono queste parole nelle loro menti… quando incontrano la miseria delle loro madri, delle tante persone che incontrano lungo le strade di Barasat, se ne rendono conto e soffrono…per le loro madri, lo hanno detto le più grandi, hanno anche questa preoccupazione, oltre che la nostalgia, la malinconia, la sofferenza per i loro affetti lontani, fratelli, sorelle….mio Dio, poter donare un pochino di tutto il bene che abbiamo noi, qui, ricchi di ogni cosa!!!!
La casa è frequentata quasi giornalmente dai parroci della vicina Parrocchia: uno di loro spicca per umanità, benevolenza, bontà d’animo, ironia, simpatia, parla anche l’italiano e l’Italia la conosce..è father Anthony, chi lo ha conosciuto non può non desiderare di incontrarlo ancora, di ascoltarlo, di vederlo rivolgersi contemporaneamente con serietà ed allegria alle bambine. Dà sollievo veramente sapere che lui c’è, lì con loro, da anni. L’ho incontrato anche stavolta perché è venuto mercoledì a benedire la casa, il cortile, il pollaio, l’orto…noi tutti, sorridendo!
Il giorno precedente, il penultimo della nostra breve visita, alle 7.30 siamo partite in taxi (mezzo obbligato stavolta…) insieme a sr. Dina e tre bambine piccole per Thakurnagar, un’ora e mezza di strada da Barasat verso nord, per raggiungere un’altra missione delle Suore della Provvidenza. Abbiamo incontrato così sr. Annalisa, sr Brigida, sr. Cornelia, Sr. Lucy ed un’altra ancora il cui nome mi sfugge… Loro ospitano, nel “boarding” una trentina di bambine che frequentano l’adiacente “Don Bosco English Medium School” di proprietà della Parrocchia. Alcune suore vi lavorano come insegnanti, una di loro, martedì, raccoglieva le iscrizioni per l’anno scolastico che iniziava…mercoledì. “Boarding” è una costruzione separata dal convento delle suore ma sempre all’interno del cortile della missione dove le bambine vivono: ci arrivano accompagnate da genitori o parenti, per dormire, mangiare, studiare: a casa non potrebbero farlo, la scuola è troppo distante dall’abitazione o non ci sono i mezzi sufficienti per crescerle, per accudirle. Insieme a sr. Annalisa, la cui attività pastorale nella comunità di Thakurnagar è instancabile ed appassionata, abbiamo poi visitato alcune famiglie che si rivolgono alle suore per un aiuto, di ogni genere. Per esempio quello formulato dalla famiglia di Roma, la mamma, ed Asha, la figlia di quindici anni, che da sole abitano in una casetta di due stanze, cucina e camera: Roma ha chiesto aiuto alle suore per la costruzione di un bagno dove potersi lavare e tutto il resto, per non farlo all’aperto, vicino alla foresta. Così alcuni di noi l’anno scorso, tramite sr. Annis, hanno raccolto questa necessità e si sono adoperati per aiutarle economicamente nella costruzione del bagno, completato da poco, indispensabile, che ha portato sollievo, serenità ed una infinita gratitudine. Poi nel pomeriggio abbiamo visitato la casa di una famiglia: il papà è molto ammalato, non ha nemmeno cinquant’anni ed è magrissimo, la madre alleva nel “cortile” qualche capra, un pò di conigli e galline che forniscono gli alimenti per loro e rappresentano l’unica fonte di guadagno per la famiglia che comprende due sorelline ed un fratellino. La loro abitazione è una baracca di legno e lamiera, con il pavimento in terra battuta, costruita lungo quella striscia di terreno, lunga, infinita, sempre uguale, a fianco della ferrovia, ove si “accampano” migliaia di persone povere di ogni cosa, anche della corrente elettrica. Anche qui, sr. Annalisa ha chiesto…una lampada a batteria. Adesso le sorelline possono studiare anche la sera.
Salutarsi è sempre difficile, dispiace, il tempo è stato pochissimo ma questa volta è andata così…la prossima, se Dio vuole, torneremo più a lungo e questa amicizia importante (per me lo è) si continuerà ad alimentare, non solo con le preghiere ed i pensieri ma anche con la presenza che crea il legame,l’ affetto sincero che fa bene anche a noi, che forse ci guardiamo più con sospetto e diffidenza che con umanità. Ma a parte questo pensiero, personale, concludo con un “grazie” alle suore, per la loro presenza, il loro cuore, la loro vocazione, non ci è mancato nulla, come sempre.
20 aprile 2015, Gloria.